mercoledì 6 ottobre 2010

e son 38!


Gli anni passano e a ricordarmelo sono i capelli in testa, sempre meno, e le rughettine in volto, sempre di più. I tatuaggi fatti più venti anni fa, quando non erano ancora di moda, iniziano a perdere un po’ della loro nitidezza, come accade spesso ad una foto cui il tempo che passa fa sbiadire i contorni.

Quando ero poco più di un ragazzino, giocavo a calcio nella squadra del mio paese ed ho un ricordo ben preciso di quel periodo. Ero un giovane che credeva molto nel lavoro e che in allenamento dava sempre qualcosa in più degli altri, non si risparmiava mai e correva come un razzo. Nonostante queste mie qualità, ogni domenica mattina, il mister faceva le sue scelte e decideva che squadra mettere in campo ed io, puntualmente, finivo per accomodarmi in panchina. Al mio posto scendevano in campo altri compagni, che non valevano per niente più di me, anzi… erano tecnicamente modesti e senza quella voglia di correre e di lottare, che invece a me non facevano certo difetto.

Giocavano titolari semplicemente perché i loro genitori avevano una “certa influenza” sull’allenatore e quest’ultimo non poteva fare altrimenti, il rischio per lui era "troppo grosso"...

Di fronte a queste ingiustizie non feci mai una piega, conoscevo bene le mie qualità e sapevo che un giorno, presto o tardi, avrei avuto la mia occasione per dimostrare tutto il mio valore.

Oggi di anni ne sono passati davvero tanti da allora e mi capita spesso di correre per le strade del mio vecchio paese e rivedere in giro i miei “vecchi” compagni di squadra, quelli che senza merito scendevano in campo a giocare al posto mio.

Li vedo spesso la domenica, verso mezzogiorno, fuori da un bar, gonfi di alcool e annoiati mentre “grattano” il loro ennesimo biglietto della fortuna.

Sto facendo il Medio e corro poco più velocemente di 16 km/h. Si girano a guardarmi, con il loro Campari in mano. Li saluto con la mano e faccio loro un sorriso.

Sto preparando la mia 23^ Maratona.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bravo Andrea, mi fai sentire orgoglioso di essere runner...anche se vado molto meno di te.

Gian Luca Urbani

Anonimo ha detto...

Bravo coach, sono soddisfazioni. Magari piccole, ma soddisfazioni.

Gianni Colombo